martedì 19 maggio 2009

IL PESO CORPOREO, L'ATTIVITA' FISICA E LA FERTILITA'. II Parte

Clinica
Nella prima parte abbiamo, brevemente, esplorato le funzioni principali dell’Organo Adiposo e dell’Apparato Riproduttivo Femminile.
Rimane ora da chiarire in che modo i due sistemi siano collegati e come le modificazioni del peso e l’attività fisica possano influenzarli
.

Alcune considerazioni
Il peso corporeo è formato da una massa magra e da una massa grassa.
La MASSA MAGRA normalmente, tende a rimanere costante nel tempo o comunque subisce variazioni minime che sono evidenti solo nella lunga distanza di tempo: si tratta di muscoli e ossa; la Massa Magra è particolarmente ricca di acqua (cca. 60%) ed influenza notevolmente il metabolismo; più muscoli abbiamo più calore bruciamo, sia a riposo che durante l’attività fisica.
La MASSA GRASSA rappresenta l’organo adiposo, è poverissima di acqua e non brucia calorie. Una certa percentuale di massa grassa deve essere sempre presente in misura maggiore nelle donne rispetto agli uomini per garantire una corretta funzione sessuale e riproduttiva.
Nella Massa grassa è possibile distinguere: il Grasso Essenziale, contenuto nel midollo osseo, nel cuore, nei polmoni, nella milza, nei reni, nell’intestino nei muscoli e nel sistema nervoso ed è pari al 3% del peso corporeo nell’uomo ed al 12 % del peso corporeo nella donna; il Grasso di Deposito situato nel sottocute o a rivestire i visceri ed è pari al 12 % del peso corporeo nei maschi ed al 15 % del peso corporeo nelle femmine.
Pertanto la Massa grassa rappresenta il 15 % del peso corporeo nel maschio ed il 25% (+/- 2 %) del peso corporeo nella femmina.
Ovviamente questi valori sono influenzati dalla etnia, dall’età, dall’alimentazione, e dalla attività fisica. Alcuni autori dicono che se il valore di Massa Grassa supera il valore del 20% nei maschi e del 30% nelle donne si può già parlare di obesità.

Come si valuta
La misurazione della massa grassa utilizza metodiche diverse sia per accuratezza che per costi (plicometria, impedenzometria, DEXA, TAC risonanza magnetica, dosaggio della creatinina, K40, ultrasuoni)
Il sistema più a portata di mano è la misurazione dell’Indice di Massa Corporea (IMC o BMI): si calcola dividendo il peso espresso in Kg per l’altezza espressa in metri elevata al quadrato. Secondo questa formula l’IMC non deve superare il 22% nei maschi ed il 20% nella femmina.
Un altro sistema consiste nel misurare la circonferenza vita all’ombelico e la circonferenza fianchi nella donna, la circonferenza polso e la circonferenza vita all’ombelico nei maschi. Questi dati vanno relazionati secondo dei coefficienti fissi ottenendo così la percentuale di massa grassa. Quest’ultimo procedimento è di rilevante importanza per valutare l’incidenza dei rischi di complicanze nelle persone, dal sovrappeso fino all’obesità.
Massa Magra e Massa Grassa sono strettamente legate: un aumento o una diminuzione della Massa Magra comporta anche una aumento o una diminuzione della Massa Grassa. Non accade invece il contrario: ad esempio una dieta ipercalorica associata su una eccessiva sedentarietà portano ad una aumento della Massa Grassa e ad una riduzione della Massa Magra.

Cosa Succede.....
Nelle atlete che fanno agonismo il controllo del peso corporeo come rapporto fra Massa Magra e Massa Grassa è estremamente importante per evitare che una riduzione eccessiva della Massa Grassa le porti a fenomeni di sterilità. Negli atleti la massa grassa è considerata normale per valori del 12% nel maschio e del 18% nella donna fino ai limiti del 4 -5 % del maschio e del 10 – 12 % nella donna.
Quando una atleta è in allenamento, se il suo sistema metabolico è efficiente, alla perdita di Massa Grassa conseguirà una riduzione della Leptina circolante, una attivazione dello stimolo della fame con necessità di introdurre cibo.
Ma se l’atleta va in sovrallenamento si trova in una situazione di calo delle prestazioni nonostante un periodo di scarico. Il deficit sembra legato alla concomitanza di allenamenti troppo dispendiosi non supportati da una dieta adeguata.

Ma in che modo la Massa grassa può influenzare il sistema ormonale riproduttivo?
Per poter raggiungere l’ipotalamo la Leptina ha bisogno di un lasciapassare, una proteina trasportatrice, che le consenta di superare la barriera emato – encefalica; quest’ultima sorveglia attentamente le sostanze che possono arrivare al cervello per evitargli dei danni.
Giunta all’ipotalamo la leptina inibisce la produzione, da parte dei neuroni, di una sostanza chiamata: NEUROPETIDE Y.
Il neuropeptide Y stimola la forte assunzione di cibo ed agisce sul sistema ipotalamo – ipofisi inibendo la produzione degli ormoni sessuali.
In termini più semplici, quando la massa grassa è in quantità adeguata, produce la leptina che informa il cervello che esistono le riserve di organo adiposo sufficienti per garantire, energeticamente, una buona funzione riproduttiva, grazie al fatto che l’aromatasi è prodotta in quantità sufficiente per trasformare gli ormoni maschili in femminili.

Le atlete, che spesso hanno dei livelli di adipe al di sotto del valore soglia minimo consentito, producono meno leptina, il neuropeptide Y aumenta stimolando l’introduzione al cibo e inibendo al sintesi di estrogeni: risultato è l’amenorrea (assenza di mestruazioni) e un alterata funzione riproduttiva.
Per contro anche la sintesi degli estrogeni è in grado di controllare la sintesi della leptina, cosicché il cervello ha sempre una doppia conferma che il sistema funziona correttamente.

Molti autori sono oggi convinti che la Leptina sia il segnale d’inizio che attiva tutti i cambiamenti che avvengono nel momento della pubertà, e ne regoli la sua progressione,
Infatti recettori sensibili alla leptina si trovano sia nella mucosa uterina che nell’ovaio.
Inoltre l’ormone Gn – RH, prodotto dall’ipotalamo, sembra avere una funzione sulla assunzione del cibo, e, come sappiamo, esso regola la secrezione degli ormoni ipofisari responsabili del funzionamento delle gonadi, sia maschili che femminili confermando, la stretta relazione fra lo stato dell’organo adiposo e la funzione riproduttiva.

domenica 3 maggio 2009

IL PESO CORPROREO, L'ATTIVITA' FISICA E LA FERTILITA'. I Parte

Introduzione

Negli ultimi anni chi si occupa di salute ha centrato la sua attenzione sul crescente aumento di persone che sono affette da OBESITÀ, in modo particolare nella popolazione infantile: fenomeno legato al benessere economico che consente di raggiungere facilmente le risorse alimentari cui si accompagna una inadeguata educazione all’igiene alimentare.
L’obesità determina un incremento delle patologie cardiovascolari, del diabete, dell’osteoporosi, e influenza negativamente la fertilità, con un danno oltre che per la salute anche per le risorse economiche di ogni stato, impegnate a curare per anni questi malati.
Per contro è in aumento anche la patologia opposta, lANORESSIA, legata ad una immagine della donna mediata dal mondo della moda ma sopratutto a fenomeni emotivi che trovano la loro radice in un alterato rapporto familiare, dove il soggetto anoressico lancia la sua protesta utilizzando l’unico mezzo “visibile” a sua disposizione: il corpo.
Al di là di queste due condizioni estreme è esperienza abbastanza comune il rilevare come le modificazioni del peso siano in grado di influenzare molti parametri della nostre funzioni vitali.

Anatomia e fisiologia
Per comprendere meglio questo argomento nella prima parte di questo articolo sarà necessario fare un piccolo viaggio all’esplorazione della funzione del tessuto adiposo e del sistema riproduttivo umano.
.....i protagonisti
Il TESSUTO ADIPOSO era considerato un tessuto “inerte”, addormentato, capace solo di cedere o accumulare grasso.
Recentemente la psico – neuro – endocrino - immunologia, ha promosso il tessuto adiposo ad ORGANO ADIPOSO, per il fatto che ha la capacità di produrre una serie di ormoni, intervenendo in modo attivo nella regolazione della fertilità sia maschile che femminile, del metabolismo degli zuccheri e nella immunità, oltre ad un ruolo fisico nel mantenimento della temperatura corporea.

L’organo adiposo è formato da due distinte popolazioni cellulari che prendono il nome di ”adipociti”, che possono essere bianchi o bruni.

Gli Adipociti Bruni hanno la capacità di produrre energia sotto forma di calore e sono particolarmente abbondanti nel periodo dell’accrescimento, per poi ridursi progressivamente di numero per una loro trasformazioni in adipociti bianchi, pur mantenendo la capacità di ritornare bruni se le condizioni lo richiedessero.
Durante la fase di accrescimento corporeo il nostro organismo ha necessità di una grossa quantità di energia che può essere fornita sotto forma di calore, utile per aumentare la velocità delle reazioni chimiche che sono alla base del nostro metabolismo, cioè della nostra capacità di trasformare elementi semplici - come acidi grassi, aminoacidi e zuccheri - nelle strutture compiesse che formano i nostri organi ed apparati.

Gli Adipociti Bianchi rappresentano il nostro deposito di grassi da accumulare quando questi sono in eccesso o da utilizzare quando le riserve energetiche scarseggiano. Oltre a ciò sono in grado di sintetizzare diversi ormoni che interagiscono a diversi livelli: nella regolazione dell’apporto del cibo, nella regolazione dell’utilizzo degli zuccheri, nella regolazione della attività degli organi sessuali maschili e femminili.

Il più noto di questi ormoni è la LEPTINA. Una delle funzione della leptina è di regolare l’introduzione del cibo grazie alla influenza esercitata sull’IPOTALAMO, una struttura nervosa situata alla base del cervello, ritenuta responsabile del mantenimento della nostra omeostasi, cioè di tutta quella serie di condizioni che garantiscono il benessere del corpo.
Nell’ipotalamo si trovano dei gruppi di neuroni denominate “nuclei” che assolvono a diverse funzioni: regolare la fame, la sete, la temperatura etc.

La leptina agisce inibendo il Centro della Fame Ipotalamico. Nel caso in cui introduciamo una scarsa quantità di cibo, la riduzione del numero di adipociti bianchi comporta la mancata secrezione della leptina. In questo modo il Centro della Fame ipotalamico si attiva e ci invita ad introdurre cibo. Man mano che il cibo è introdotto si ripristina il numero degli adipociti e la leptina torna ad essere prodotta, inibendo così l’attività del centro della fame: l’introduzione di cibo cessa.
La leptina interviene anche nella regolazione della funzione ormonale gonadica, nel funzionamento della tiroide e delle ghiandole surrenali.
Altri ormoni prodotti dagli adipociti sono implicati nella regolazione della attività ormonale della l’insulina e quindi nel metabolismo degli zuccheri.

In ultimo ricordiamo l’AROMATASI: si tratta di un enzima presente nelle ovaie, nel fegato, nel muscolo, nell’osso ed in minor misura nell’organo adiposo, appunto.
La funzione di questo enzima è quella di trasformare gli ormoni sessuali maschili, il testosterone e l’androsterone negli ormoni femminili della classe degli estrogeni, rispettivamente estradiolo ed estrone. Ad esempio nella donna in menopausa la produzione di estrogeni è affidata nella quasi totalità all’organo adiposo. Per alcuni autori la produzione di estrogeni nella donna dipenderebbe per due terzi proprio dalla attività aromatasica dell’organo adiposo.
Una curiosità: sia gli ormoni maschili che quelli femminili sono prodotti a partire dalla molecola del colesterolo.

L’APPARATO RIPRODUTTIVO FEMMINILE consta della vulva, della vagina, dell’utero, delle tube uterine e delle ovaie; noi ci occuperemo in particolare dell’utero e delle ovaie. L’UTERO è un organo cavo destinato ad accogliere il prodotto del concepimento; è situato nella parte inferiore della cavità del bacino, detta pelvi, ed è collegato alle due OVAIE attraverso due piccoli condotti detti TUBE UTERINE, che consentono il passaggio sia degli ovuli sia degli spermatozoi; è nelle tube uterine che avviene il fenomeno della FECONDAZIONE, cioè l’incontro tra spermatozoo ed ovocita o ovulo, che darà il via ad una nuova vita.

Le ovaie sono delle ghiandole endocrine in grado di produrre di volta in volta ormoni estrogeni ed ormoni progestinici a seconda del periodo del “ciclo”.
Infatti nella prima metà del ciclo sono prodotti gli estrogeni necessari alla maturazione del FOLLICOLO, una piccola sacca presente nell’ovaio, e della cellula uovo in esso contenuta. Ogni ovaio contiene diverse centinaia di migliaia di follicoli che, a turno, vanno incontro alla maturazione.
Una volta avvenuta l’ovulazione, cioè la cellula uovo matura è proiettata all’esterno verso la tuba, il follicolo si trasforma in un CORPO LUTEO, capace di produrre ormoni di tipo progestinico utili per mantenere la mucosa dell’utero pronta ad accogliere l’ovocita fecondato. Se la fecondazione avviene il corpo luteo sopravvive, aumenta di dimensioni e continua a produrre progesterone per mantenere la gravidanza; se invece la fecondazione non avviene il copro luteo smette di produrre progesterone,si atrofizza e la mucosa uterina, non più nutrita, si sfalda dando origine alla MESTRUAZIONE.
.....il sistema di controllo..
La produzione degli ormoni estrogeni e progestinici da parte dell’ovaio è regolata da quella struttura che abbiamo già incontrato parlando dell’organo adiposo: l’IPOTALAMO che sua volta attiva un ghiandola endocrina, l’IPOFISI, collegate tra loro da un piccolo canale.

L’ipofisi produce due ormoni detti GONADOTROPINE: l’FSH che determina nell’oocita la produzione di estrogeni, e l’LH che stimola invece la produzione di progesterone; il tutto sotto il controllo di un ormone ipotalamico, il Gn - RH.
La secrezione del Gn – RH (ormone per il rilascio delle gonadotropine), avviene non in maniera continuativa ma pulsatile; di conseguenza anche il rilascio di FSH e di LH da parte dell’ipofisi segue questo andamento pulsatile. La frequenza ed l’intensità della secrezione di Gn – RH variano a seconda dell’età e del momento del ciclo. L’adrenalina stimola il rilascio di Gn – RH, mentre gli oppiodi endogeni, sostanze che inibiscono la percezione del dolore, inibiscono anche la secrezione del Gn – RH. Gli oppiodi endogeni sono prodotti abbondantemente in caso di stress prolungato con conseguente inibizione della attività fertile della donna.

Gli estrogeni sono prodotti dall’ovaio, come abbiamo visto, a partire dagli ormoni maschii e grazie all’intervento di un enzima detto aromatasi.
La mancanza congenita di questo enzima può determinare durante la gravidanza fenomeni di irsutismo nella donna che regrediscono dopo il parto; le neonate alla nascita presentano una virilizzatone dei genitali esterni con pseudoermafroditismo; nella donna adulta la mancata produzione di estrogeni comporta il ritardo della comparsa della pubertà, assenza di mestruazioni (AMENORREA) e ipotrofia delle ghiandole mammarie. Gli estrogeni sono, infatti, fondamentali anche per lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari: struttura muscolare, distribuzione dell’apparato pilifero e dell’organo adiposo, sviluppo delle ghiandole mammarie etc.
...non dimentichiamo l'uomo..
Negli uomini al carenza di aromatasi si manifesta con bassa statura, obesità, osteoporosi, infertilità. Questo dato contrasterebbe con la logica che nel maschio è il testosterone l’ormone responsabile delle caratteristiche sessuali sia primarie che secondarie. In realtà la presenza dell’aromatasi nel maschio consente di convertire una parte di ormoni maschii in estrogeni che sono importanti per regolare il rilascio del Gn – RH dall’ipotalamo; la sua carenza comporta una carenza di attività del Gn – RH con i disturbi che abbiamo descritto.